sabato 14 settembre 2013

Università e classifiche

Quando sono apparse le "classifiche" dell'ANVUR relative alla qualità della ricerca, ha destato un certo scalpore il "sorpasso" effettuato dall'università di Milano-Bicocca nei confronti della più anziana e titolata Università Statale di Milano. Da una parte, essendo stata quest'ultima la mia "Alma mater", la notizia mi è un po' spiaciuta; ma d'altra parte oggi insegno in Bicocca e questo "sorpasso"  non mi è giunto del tutto inatteso.

Ovviamente, quello che so dei due atenei è molto poco: entrambi coprono un vasto ventaglio di materie (un tempo "Facoltà"), e le mie osservazioni sono ristrette al settore umanistico. Lavorando per tanti anni in questo ambito ho avuto modo di rendermi conto di alcune dinamiche in atto.

Il mio settore di studio è la linguistica, e precisamente la branca degli studi di linguistica camito-semitica (o afroasiatica). Quando ho fatto i miei studi in Statale, questa disciplina era fiorente, l'istituto di glottologia era un ambiente vivace e che invogliava allo studio, dove si veniva in contatto con tante materie curiose ed inconsuete e ci si poteva confrontare quotidianamente con docenti e colleghi di studio competenti ed appassionati.

In ambito linguistico, la Statale era stata la sede della scuola di Vittore Pisani, al suo interno era nato il Sodalizio Glottologico Milanese, palestra di giovani e brillanti discepoli del maestro, e tutto lasciava pensare che questa "eccellenza" si mantenesse per le successive generazioni di studiosi. Invece non è stato così. Non so se ci sia stata una politica volta deliberatamente ad ostacolarla, o se si sia trattato solamente di miopia, sta di fatto che, dopo la morte prematura di Enzo Evangelisti (1980), ben poche delle giovani promesse di quegli anni hanno trovato spazio in via Festa del Perdono e la maggior parte è emigrata altrove. Figure potenzialmente in grado di far crescere settori nuovi o poco sviluppati, dalla sociolinguistica all'etnolinguistica, dalla balcanistica agli studi ittiti hanno dovuto andarsene altrove e hanno fatto carriera in altre università. E il Sodalizio sopravvive in modo sempre più stentato, con sodali sempre meno giovani e scarse prospettive di ricambio.

All'interno delle discipline linguistiche, il caso che meglio conosco è quello della semitistica: quando mi sono laureato in tale disciplina, questa materia era insegnata da un professore associato assistito da un ricercatore e da un lettore di arabo. A quei tempi anche in quest'ambito si registrava un fervore di iniziative, concretizzatesi tra l'altro nella costituzione di un Centro Studi Camito-Semitici tra le cui attività vi erano conferenze periodiche, congressi internazionali e una collana di libri di assoluto valore internazionale, in cui hanno pubblicato i loro lavori capiscuola della levatura di Aron Dolgopolsky e Lionel Galand. Sta di fatto, però, che dal 1980 (l'anno della legge 382 di riforma dell'università) fino al pensionamento avvenuto pochi anni fa, nessuno dei tre docenti ha avuto un avanzamento di carriera, e dopo la loro uscita di scena non è stato previsto nessun turnover. Dopo lunghi tentennamenti, un solo posto di ricercatore era stato bandito alcuni anni fa, ma così tardi che la vincitrice, formatasi anch'essa presso la cattedra di semitistica della Statale, nel frattempo ha ottenuto una prestigiosa cattedra negli Stati Uniti e ha rinunciato.

Il sottoscritto è uno dei pochi allievi di questa scuola che ancora si dedichi alla ricerca in Italia. Ma non ho avuto una carriera facile né rapida. Dopo un esordio accademico, ormai ultraquarantenne, a Udine, da diverso tempo insegno e faccio ricerca in Bicocca. E non devo farlo tanto male se, nella "classifica" dell'ANVUR pubblicata quest'estate, il settore orientalistico della Bicocca (macrosettore 10/N) è risultato il primo in tutta Italia [si può vedere la classifica nell'immagine qui sotto]. La Statale, ahimè, è solo quattordicesima! Con questo non voglio certo dire che il "sorpasso" sia tutto merito mio, ma mi sembra chiaro che se, invece di disperdere questo patrimonio importante, la Statale avesse un po' più curato la linguistica e la semitistica, forse oggi la classifica sarebbe diversa.

Come ho già detto, ignoro se ci sia stato un piano deliberato o semplice incuria. Un tarlo che mi rode è la voce, riferitami diversi anni fa da fonti degne di fede, quando già avevo abbandonato le speranze di trovare posto in Statale, che per lunghi anni la facoltà di lettere sarebbe stata "de facto" sotto il controllo di una loggia massonica. Un certo ordinario, mi venne detto, ne sarebbe stato il grande capo e avrebbe tenuto le riunioni col grembiulino alla vigilia dei consigli di facoltà, di fatto decidendo prima ciò si sarebbe dovuto deliberare l'indomani. Questo docente io lo conosco poco e ignoro se davvero sia o sia stato un gran capo massone, ma ricordo bene come, per ogni iniziativa, venisse sempre citato lui come persona il cui placet era considerato indispensabile. Si parla di tantissimi anni fa, quando ancora "frequentavo" l'ambiente, e probabilmente, se anche la notizia fosse vera, da allora le cose saranno radicalmente cambiate. Ovviamente mi auguro che sia così. Sarebbe comunque ironico se davvero il mancato sviluppo delle discipline orientalistiche in Statale fosse dovuto alla scarsa lungimiranza del Grande Oriente!...


La graduatoria della ricerca per il settore 10/N (orientalistica)

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