sabato 17 gennaio 2015

I berberi e i fondamentalisti

Riporto di seguito il testo di una mail inviata al "Corriere della Sera" il 13 gennaio 2015:

Scrivo per correggere una grossa inesattezza comparsa sul Corriere di ieri (12/1/2015). Accanto alla foto di una nonna "berbera" che partecipava con la nipotina alla manifestazione di Parigi viene detto che, "arrivata dall'Algeria, non parla che un miscuglio di arabo e francese". Ora, si sa (o si dovrebbe sapere) che i berberi parlano berbero e non arabo.

Il Corriere non fa un buon servizio ai suoi lettori continuando a ignorare questo fatto e confondendo sistematicamente berberi ed arabi.

I due nordafricani uccisi nell'attentato di Charlie Hebdo sono berberi, non arabi, e berberi sono moltissimi dei partecipanti alla manifestazione, che non scoprono certo oggi i danni del fondamentalismo e da anni vivono sulla propria pelle la tragedia di essere un popolo preso di mira per la propria lingua da parte degli "arabi" che vogliono imporre nei loro paesi l'arabo coranico e la religione islamica nella versione più intollerante.

Potrà essere utile un rapido promemoria di alcune situazioni che vedono tuttora un attacco da parte degli arabi, spesso con la copertura dell'ideologia islamista, contro i berberi, musulmani tolleranti e convinti assertori della separazione laica tra religione e stato:

1) in Libia le milizie arabe di Zintan bombardano i villaggi berberi del Gebel Nefusa (e il Corriere descrive i berberi come feroci islamisti!)
2) in Algeria da mesi gli arabi installati nella regione dello Mzab attaccano, con il sostegno di poliziotti e gendarmi, i berberi che vi risiedono (di rito ibadita, non sunnita): solo nei giorni scorsi ci sono state tre vittime
3) in Mali la rivolta dei tuareg contro lo stato centrale che li discrimina e la creazione dell'Azawad indipendente sono state sabotate da infiltrazioni di formazioni islamiste che hanno provocato un'azione militare dell'ONU e il recupero della regione da parte del Mali

Per non parlare di tutte le angherie, piccole e grandi, che in Algeria e Marocco i berberi subiscono da quando in questi paesi indipendenti si è installato un potere rigorosamente arabo e ostile a tutto ciò che è berbero.

La mancata attenzione dei media alle specificità dei berberi, che aspirano alla democrazie ed alla laicità dello stato ha permesso che la "primavera" del 2001, scoppiata nelle regioni berbere dell'Algeria ben dieci anni prima di quelle degli altri paesi del Nordafrica, venisse lasciata reprimere nel silenzio più assordante, per paura di "disturbare" il potere in carica...

Ciò detto, per favore, basta confondere arabi e berberi!


Il Corriere non ha pubblicato né risposto, e quindi temo che continuerà imperterrito a mescolare il diavolo e l'acqua santa confondendo bellamente arabi e berberi...