La rubrica delle "lettere al Corriere" di oggi (20 marzo) è l'apoteosi del pressapochismo disinformato, supponente e etnocentrico con cui tanti giornali italiani hanno fino ad oggi trattato la Libia e la sua rivoluzione.
Scrive preoccupato un lettore che prima della primavera araba in Egitto e Libia "regnavano, se non altro, ordine, sicurezza e anche un certo progresso economico" mentre adesso "imperversano guerriglia e massacri tra bande opposte" che impediscono di pervenire "a una democrazia irraggiungibile" il che gli fa prevedere che si produrranno "dittature religiose o militari ben più spietate e feroci di quelle di Mubarak e Gheddafi". E si domanda: "valeva la pena di fare ciò che è stato fatto in Libia?"
Scrive preoccupato un lettore che prima della primavera araba in Egitto e Libia "regnavano, se non altro, ordine, sicurezza e anche un certo progresso economico" mentre adesso "imperversano guerriglia e massacri tra bande opposte" che impediscono di pervenire "a una democrazia irraggiungibile" il che gli fa prevedere che si produrranno "dittature religiose o militari ben più spietate e feroci di quelle di Mubarak e Gheddafi". E si domanda: "valeva la pena di fare ciò che è stato fatto in Libia?"