L’idea di "trattare" con Gheddafi, presentata come realistica dal Corriere della Sera di oggi, appare insensata sotto diversi punti di vista. Al di là di ogni considerazione "etica" sul trattare con chi ha le mani lorde di sangue, mi sembra il caso di sottolineare che:
- Gheddafi e i suoi figli sono tiranni sanguinari. Non hanno mai pensato di "trattare" con chi protestava pacificamente e al contrario hanno dato vita a una guerra spietata contando solo sulla violenza per "piegare" i ribelli. La situazione di Zauia e Zuara, diventate "città fantasma" dopo la conquista a cannonate, sta lì a dimostrare come essi intendano la "trattativa". Se oggi accettano l'idea di una "trattativa" significa che si sono resi conto di non poter vincere con le cattive e cercano di farlo "con le buone";
- Gheddafi non ha mai messo in atto quello che diceva: ha proclamato almeno tre volte un "cessate il fuoco" senza mai sognarsi di rispettarlo. Come ci si può aspettare che rispetti le condizioni di una "trattativa"?
- Le forze di Gheddafi non sopportano la minima espressione di dissenso. Si sono visti prigionieri uccisi per non avere inneggiato al rais, e schiere di giovani spariscono dai luoghi conquistati dalle milizie e si teme non tornino più vivi. Su queste basi, il solo modo per permettere davvero che il popolo libico si esprima "liberamente" è quello di mettere fuori gioco Gheddafi e i suoi. Qualunque soluzione che contempli una loro permanenza al potere è una resa alla violenza.
Lo so, combattere è una cosa brutta e sporca. Ma ancora più sporco sarebbe ridare la Libia in mano al suo aguzzino.
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