Lettera aperta alla redazione di "Famiglia Cristiana"
Sono piuttosto perplesso sia per il tono generale sia per i contenuti dell'articolo "La madre di tutte le bugie-Libia: e se fosse tutto falso?" apparso sul vostro periodico online.
Esso appare infatti pesantemente viziato da pregiudizi che hanno condotto ad una descrizione dei fatti in gran parte lontana dal vero. Che alla NATO non siano tutti degli angioletti e che diverse guerre del recente passato siano state scatenate per chiari fini imperialistici è probabilmente vero, ma da qui a farsi portavoce della propaganda di Gheddafi in Italia ce ne corre.
La sola affermazione che mi sento di sottoscrivere è quella, ripresa da Lucio Caracciolo, che "questa guerra sarà ricordata come un 'collasso dell’informazione', intrisa com’è di bugie e omissioni." In effetti, il terreno dell'informazione è cruciale, e per questo occorre stare molto attenti alle fonti che si usano. Per questo, mi sembra molto strano presentare, all'apertura dell'articolo, la "Fact Finding Commission (Commissione per l’accertamento dei fatti)" operante a Tripoli come un organismo imparziale e affidabile: qualunque straniero si aggiri per la capitale libica è costantemente fiancheggiato da "minders" che controllano ogni sua mossa e impediscono qualunque libera conversazione con gli indigeni (è di oggi l'espulsione di un giornalista che ha osato cercare di sottrarsi alle spie e parlarne in un suo reportage). I soli che possono muoversi liberamente sono i membri dell'apparato di potere di Gheddafi, cioè quelli di una parte -e la parte più violenta- del conflitto. Un'associazione con sede ufficiale a Tripoli e con grossa placca in marmo sulla porta fa sicuramente parte del sistema. Indicarla come fonte attendibile è o da ingenui o da complici. Invece nei territori "liberati" i giornalisti possono andare dovunque e parlare con chiunque. E quelli che ci sono andati e ci vanno offrono descrizioni meno ideologiche e più rispondenti al vero. Certo, è più rischioso...
Per andare nello specifico, mi limito ad alcune osservazioni sulle "controverità" contenute nell'ultima pagina dell'articolo.
"Decine di migliaia di vittime civili…effetti collaterali dei 'missilamenti' Nato": leggendo un titolo così, in neretto, uno capisce che i missili NATO hanno ucciso decine di migliaia di persone. E invece poi nel testo si apprende che i morti sarebbero "700, secondo il Governo libico". Il governo libico è quello che portava i giornalisti far vedere negli ospedali i morti da bombardamento, che in realtà si rivelavano essere vittime di incidenti stradali (e pare che gli infermieri che hanno passato questa informazione ai giornalisti adesso non lavorino più lì. Spero siano stati solo licenziati, ma non mi stupirei se fossero anch'essi scomparsi). Se il governo libico avanza la cifra di qualche centinaio di morti, credo che difficilmente questi saranno più di qualche decina. Il che è un vero miracolo, visto l'uso spregiudicato da parte delle delle truppe di Gheddafi di luoghi pieni di civili come base da cui far partire i propri razzi (è di oggi la pubblicazione di un video di un lanciarazzi che da una moschea spara su obiettivi civili).
Quando si scrive "la guerra ha provocato oltre 750 mila fra sfollati e rifugiati", chi è il colpevole? È facile lasciare la questione nel vago: è colpa della guerra... Ma questa guerra ha un responsabile con nome e cognome: Muammar Gheddafi. A differenza di Ben Ali e Mubarak, quando, di fronte alla crescente contestazione popolare, si è trovato di fronte al dilemma tra lasciare il potere e scatenare un bagno di sangue, non ha esitato e ha dichiarato guerra al proprio popolo. Prima con spari sui manifestanti, poi con bombe e razzi sparati indiscriminatamente sui civili, fino all'uso di carri armati e tank per spianare le città ribelli. L'intervento della Francia prima, della NATO poi, ha solo impedito che anche nelle città di Bengasi e Misurata si ripetesse ciò che è successo a Zuara e Zawiya: soppressione violenta di ogni contestazione con eliminazione fisica di tutti i sospettati di non appoggiare il regime, e addirittura sparizione di intere moschee che erano servite di base ai resistenti. Si potrà contestare questa o quella notizia amplificata nei giorni in cui l'ONU ha preso la decisione di soccorrere i civili libici, ma non si può dimenticare che ogni goccia di sangue sparso in questa insensata carneficina è responsabilità di Gheddafi.
"Atrocità commesse ai danni di neri e migranti". Purtroppo nelle guerre gli atti di violenza non mancano e non metto in dubbio che molti dei fatti riportati di violenze ingiustificate nei confronti di immigrati subsahariani siano anche veri. Ma si è trattato di episodi, non di una politica deliberata. Come invece è stato il caso delle centinaia di africani imbarcati a forza da Gheddafi a Tripoli su imbarcazioni di fortuna per fare pressioni sull'opinione pubblica italiana: le centinaia di vittime dei naufragi di queste carrette del mare sono dovuti a una scelta cinica del rais di Tripoli che li ha trattati non da esseri umani ma come carne da sacrificare per guadagnarsi il supporto della lega. Viceversa, nessun organo di stampa italiano ha ricordato la dedizione con cui l'intera popolazione di Misurata, benché sotto assedio, con cibo razionato e acqua corrente tagliata, e sotto i quotidiani bombardamenti da parte di Gheddafi, ha provveduto per settimane a sostentare le migliaia di immigrati accampati in un campo profughi e impossibilitati ad abbandonare il paese. Solo la liberazione della città e del traffico portuale ha poi permesso a questi ultimi di partire.
"Fatte cadere tutte le proposte negoziali". L'autrice dell'articolo sostiene che ipotetiche "proposte negoziali", peraltro mai rese note, "sono state tutte ignorate dalla Nato e dai ribelli", e qui non nominare Gheddafi fa pensare che invece lui fosse disposto ad accettarle. In realtà è Gheddafi che ha sempre usato l'arma dell'annuncio di negoziati per scopi propagandistici senza mai sognarsi anche solo di alleggerire gli assalti alla popolazione civile. Diverse volte, durante l'assedio di Misurata, ha annunciato dei "cessate il fuoco" che non ha mai rispettato. Anzi, di solito ogni annuncio coincideva con un intensificarsi dei bombardamenti. Tutti i libici che conosco sono persone pacifiche e che non avrebbero preso le armi se non tirati per i capelli da una situazione di estrema emergenza. Non siamo di fronte a un movimento violento che ama la guerra e si diverte a esercitare la violenza per un gusto sadico fine a se stesso. Tutti quelli con cui sono in contatto non fanno che pensare a quando tutto sarà finito e finalmente potranno tornare alle loro occupazioni pacifiche. Possibilità di soluzioni pacifiche sono state offerte più volte, nei primi giorni, con la richiesta di un cambio di governo, ma la sola risposta è stata un'escalation di violenza, che ha colto impreparati i manifestanti, i quali ancora adesso, a mesi dall'inizio degli avvenimenti, non sono diventati un vero esercito efficiente.
Come ho già detto, anch'io non ho particolari motivi per essere tenero nei confronti della NATO, e anche in questo conflitto trovo che un eccesso di oscurità sui reali obiettivi, modi e tempi dell'intervento sia di pregiudizio ad una rapida soluzione della crisi, ma vi invito a controllare meglio sia i contenuti sia i toni dei vostri articoli. Come tutti i dittatori, Gheddafi sa usare molto bene la propaganda, e ha capito che per indebolire i suoi avversari deve trovare alleati in Italia, e li sta cercando, da una parte tra gli xenofobi della lega (partito di governo) con lo spauracchio degli immigrati in massa e le facili tentazioni isolazioniste, dall'altra nel mondo cattolico e anche nella sinistra, che sa essere sensibili sia al tema dell'imperialismo di USA e NATO sia a quello della salvaguardia dei neri perseguitati dai bianchi (a partire da quest'ultimo tema la deputata americana Cynthia McKinney sta imbastendo una campagna pro-Gheddafi, definito nel suo blog un "presidente democraticamente eletto"!).
Un "pacifismo" indiscriminato, senza troppi se e ma, rischia di essere in realtà un regalo alle armi della propaganda del vero "signore della guerra in Libia": il sanguinario Muammar Gheddafi.
Mi scuso per la lunghezza della lettera, ma la situazione è complessa e l'articolo preso in esame esigeva una chiarificazione articolata.
Vi ringrazio per l'attenzione e vi saluto.
Strapazzaburdok
Sono piuttosto perplesso sia per il tono generale sia per i contenuti dell'articolo "La madre di tutte le bugie-Libia: e se fosse tutto falso?" apparso sul vostro periodico online.
Esso appare infatti pesantemente viziato da pregiudizi che hanno condotto ad una descrizione dei fatti in gran parte lontana dal vero. Che alla NATO non siano tutti degli angioletti e che diverse guerre del recente passato siano state scatenate per chiari fini imperialistici è probabilmente vero, ma da qui a farsi portavoce della propaganda di Gheddafi in Italia ce ne corre.
La sola affermazione che mi sento di sottoscrivere è quella, ripresa da Lucio Caracciolo, che "questa guerra sarà ricordata come un 'collasso dell’informazione', intrisa com’è di bugie e omissioni." In effetti, il terreno dell'informazione è cruciale, e per questo occorre stare molto attenti alle fonti che si usano. Per questo, mi sembra molto strano presentare, all'apertura dell'articolo, la "Fact Finding Commission (Commissione per l’accertamento dei fatti)" operante a Tripoli come un organismo imparziale e affidabile: qualunque straniero si aggiri per la capitale libica è costantemente fiancheggiato da "minders" che controllano ogni sua mossa e impediscono qualunque libera conversazione con gli indigeni (è di oggi l'espulsione di un giornalista che ha osato cercare di sottrarsi alle spie e parlarne in un suo reportage). I soli che possono muoversi liberamente sono i membri dell'apparato di potere di Gheddafi, cioè quelli di una parte -e la parte più violenta- del conflitto. Un'associazione con sede ufficiale a Tripoli e con grossa placca in marmo sulla porta fa sicuramente parte del sistema. Indicarla come fonte attendibile è o da ingenui o da complici. Invece nei territori "liberati" i giornalisti possono andare dovunque e parlare con chiunque. E quelli che ci sono andati e ci vanno offrono descrizioni meno ideologiche e più rispondenti al vero. Certo, è più rischioso...
Per andare nello specifico, mi limito ad alcune osservazioni sulle "controverità" contenute nell'ultima pagina dell'articolo.
"Decine di migliaia di vittime civili…effetti collaterali dei 'missilamenti' Nato": leggendo un titolo così, in neretto, uno capisce che i missili NATO hanno ucciso decine di migliaia di persone. E invece poi nel testo si apprende che i morti sarebbero "700, secondo il Governo libico". Il governo libico è quello che portava i giornalisti far vedere negli ospedali i morti da bombardamento, che in realtà si rivelavano essere vittime di incidenti stradali (e pare che gli infermieri che hanno passato questa informazione ai giornalisti adesso non lavorino più lì. Spero siano stati solo licenziati, ma non mi stupirei se fossero anch'essi scomparsi). Se il governo libico avanza la cifra di qualche centinaio di morti, credo che difficilmente questi saranno più di qualche decina. Il che è un vero miracolo, visto l'uso spregiudicato da parte delle delle truppe di Gheddafi di luoghi pieni di civili come base da cui far partire i propri razzi (è di oggi la pubblicazione di un video di un lanciarazzi che da una moschea spara su obiettivi civili).
Quando si scrive "la guerra ha provocato oltre 750 mila fra sfollati e rifugiati", chi è il colpevole? È facile lasciare la questione nel vago: è colpa della guerra... Ma questa guerra ha un responsabile con nome e cognome: Muammar Gheddafi. A differenza di Ben Ali e Mubarak, quando, di fronte alla crescente contestazione popolare, si è trovato di fronte al dilemma tra lasciare il potere e scatenare un bagno di sangue, non ha esitato e ha dichiarato guerra al proprio popolo. Prima con spari sui manifestanti, poi con bombe e razzi sparati indiscriminatamente sui civili, fino all'uso di carri armati e tank per spianare le città ribelli. L'intervento della Francia prima, della NATO poi, ha solo impedito che anche nelle città di Bengasi e Misurata si ripetesse ciò che è successo a Zuara e Zawiya: soppressione violenta di ogni contestazione con eliminazione fisica di tutti i sospettati di non appoggiare il regime, e addirittura sparizione di intere moschee che erano servite di base ai resistenti. Si potrà contestare questa o quella notizia amplificata nei giorni in cui l'ONU ha preso la decisione di soccorrere i civili libici, ma non si può dimenticare che ogni goccia di sangue sparso in questa insensata carneficina è responsabilità di Gheddafi.
"Atrocità commesse ai danni di neri e migranti". Purtroppo nelle guerre gli atti di violenza non mancano e non metto in dubbio che molti dei fatti riportati di violenze ingiustificate nei confronti di immigrati subsahariani siano anche veri. Ma si è trattato di episodi, non di una politica deliberata. Come invece è stato il caso delle centinaia di africani imbarcati a forza da Gheddafi a Tripoli su imbarcazioni di fortuna per fare pressioni sull'opinione pubblica italiana: le centinaia di vittime dei naufragi di queste carrette del mare sono dovuti a una scelta cinica del rais di Tripoli che li ha trattati non da esseri umani ma come carne da sacrificare per guadagnarsi il supporto della lega. Viceversa, nessun organo di stampa italiano ha ricordato la dedizione con cui l'intera popolazione di Misurata, benché sotto assedio, con cibo razionato e acqua corrente tagliata, e sotto i quotidiani bombardamenti da parte di Gheddafi, ha provveduto per settimane a sostentare le migliaia di immigrati accampati in un campo profughi e impossibilitati ad abbandonare il paese. Solo la liberazione della città e del traffico portuale ha poi permesso a questi ultimi di partire.
"Fatte cadere tutte le proposte negoziali". L'autrice dell'articolo sostiene che ipotetiche "proposte negoziali", peraltro mai rese note, "sono state tutte ignorate dalla Nato e dai ribelli", e qui non nominare Gheddafi fa pensare che invece lui fosse disposto ad accettarle. In realtà è Gheddafi che ha sempre usato l'arma dell'annuncio di negoziati per scopi propagandistici senza mai sognarsi anche solo di alleggerire gli assalti alla popolazione civile. Diverse volte, durante l'assedio di Misurata, ha annunciato dei "cessate il fuoco" che non ha mai rispettato. Anzi, di solito ogni annuncio coincideva con un intensificarsi dei bombardamenti. Tutti i libici che conosco sono persone pacifiche e che non avrebbero preso le armi se non tirati per i capelli da una situazione di estrema emergenza. Non siamo di fronte a un movimento violento che ama la guerra e si diverte a esercitare la violenza per un gusto sadico fine a se stesso. Tutti quelli con cui sono in contatto non fanno che pensare a quando tutto sarà finito e finalmente potranno tornare alle loro occupazioni pacifiche. Possibilità di soluzioni pacifiche sono state offerte più volte, nei primi giorni, con la richiesta di un cambio di governo, ma la sola risposta è stata un'escalation di violenza, che ha colto impreparati i manifestanti, i quali ancora adesso, a mesi dall'inizio degli avvenimenti, non sono diventati un vero esercito efficiente.
Come ho già detto, anch'io non ho particolari motivi per essere tenero nei confronti della NATO, e anche in questo conflitto trovo che un eccesso di oscurità sui reali obiettivi, modi e tempi dell'intervento sia di pregiudizio ad una rapida soluzione della crisi, ma vi invito a controllare meglio sia i contenuti sia i toni dei vostri articoli. Come tutti i dittatori, Gheddafi sa usare molto bene la propaganda, e ha capito che per indebolire i suoi avversari deve trovare alleati in Italia, e li sta cercando, da una parte tra gli xenofobi della lega (partito di governo) con lo spauracchio degli immigrati in massa e le facili tentazioni isolazioniste, dall'altra nel mondo cattolico e anche nella sinistra, che sa essere sensibili sia al tema dell'imperialismo di USA e NATO sia a quello della salvaguardia dei neri perseguitati dai bianchi (a partire da quest'ultimo tema la deputata americana Cynthia McKinney sta imbastendo una campagna pro-Gheddafi, definito nel suo blog un "presidente democraticamente eletto"!).
Un "pacifismo" indiscriminato, senza troppi se e ma, rischia di essere in realtà un regalo alle armi della propaganda del vero "signore della guerra in Libia": il sanguinario Muammar Gheddafi.
Mi scuso per la lunghezza della lettera, ma la situazione è complessa e l'articolo preso in esame esigeva una chiarificazione articolata.
Vi ringrazio per l'attenzione e vi saluto.
Strapazzaburdok
Sono completamente d'accordo, parola per parola.
RispondiEliminaPurtroppo non mi pare che quel sito lasci spazio a commenti dei lettori, ma credo che una lettera del genere debba comunque essere spedita alla redazione di "Famiglia Cristiana" con nome e cognome, acnhe se non si otterrà molto (in effetti credo che la pubblicazione del dossier sia da inserire nel contesto delle prese di posizione del vicario apostolico di Tripoli e simili.)
Concordo su tutto e sto cercando di diffondere quel che tu riesci a riportare con chiara evidenza. Per mio conto da febbraio continuo a inserire in fb note affini alla tua visione dei fatti in chiave più soggettiva. Le tue analisi andrebbero diffuse con insistenza per amore del vero e di quegli individui di valore che si giocano la vita per essere più liberi . O, se tu non puoi, sarebbe tempo di lanciare la sottoscrizione di un appello per arginare il danno prodotto delle informazioni sulla Libia oggi. spero che questo commento ti raggiunga. Ondabaradel
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