domenica 6 ottobre 2013

"Spezzoni di tribù berbere"?

(lettera aperta al Corriere della Sera - Venerdì 3 ottobre 2013)

In un articolo sul "Corriere" di oggi, Giuseppe Sarcina, per descrivere il mondo che controlla il traffico di immigrati clandestini dalla Libia, parla di  "spezzoni di tribù berbere, milizie che hanno combattuto e rovesciato Gheddafi e, soprattutto, bande di criminali «professionisti», magari ex contrabbandieri di benzina, oggi convertiti a traffici più redditizi: droga, esseri umani."
Cosa vuol dire "spezzoni di tribù berbere"? Il giornalista sa positivamente del coinvolgimento di rappresentanti di comunità berbere della Libia in questa vicenda? Se lo sa faccia dei nomi e cognomi e addossi le responsabilità a chi ritiene colpevole.


Ma dal contesto sembra evidente che il giornalista non ha nessuna vera informazione da fornire e che questa frase non è altro che un "tocco di colore", un di più di selvaggio e malvagio da buttare nel calderone delle lacrime di coccodrillo a buon mercato che oggi caratterizzano le prime pagine dei quotidiani.
Purtroppo  questo uso disinvolto di "berberi" e "tribù berbere" a scopi unicamente emotivi, non è un caso isolato al "Corriere", che non si è invece mai curato di presentare ai lettori la realtà spesso discriminata e a volte addirittura tragica delle minoranze berbere in Nordafrica, e le loro lotte civili e democratiche, che hanno preceduto anche di decenni le "primavere" del 2011.
Mi permetto di osservare che servirsi in questo modo parziale e scorretto del nome di un popolo è di per sé un fenomeno razzistico, che contraddice nei fatti lo spirito di solidarietà sbandierato nell'articolo, e invito la redazione del "Corriere" a vigilare affinché la cosa non abbia a ripetersi.
Cordiali saluti.

Vermondo Brugnatelli
(Presidente dell'Associazione Culturale Berbera)


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